Rivoluzione negli affitti: ecco cosa può cambiare
La cedolare secca, attualmente in vigore soltanto per gli immobili ad uso abitativo, potrebbe essere estesa anche per le locazioni relative agli immobili delle imprese artigiane: è la novità del nuovo disegno legge presentato in Senato dagli esponenti di tutti i gruppi parlamentari.
Cosa può cambiare
In questo modo, si andrebbe incontro ad un prelievo sostitutivo del 10% invece della tassa ordinaria solitamente più alta: nel caso dell’Irpef, i proprietari degli immobili in questione hanno l’applicazione di un’aliquota marginale effettiva superiore al 30% ma che può arrivare anche ben oltre il 40% senza contare le addizionali locali. La cedolare secca sarebbe così “allargata” ai laboratori artigiani e getterebbe le basi per l’applicazione dello stesso meccanismo a tutte gli altri immobili, dai negozi agli studi professionali agli uffici.
Quali vantaggi
Il vantaggio per i proprietari è evidente ma l’operazione avrebbe un doppio effetto positivo anche per la collettività: da un lato sarebbe la giusta risposta al problema della “desertificazione” dei centri urbani che la pandemia ha accelerato in maniera esponenziale ed il risparmio fiscale sarebbe benefico anche per gli inquilini; dall’altro aiuterebbe a ridurre l’evasione fiscale nel settore, così come è accaduto per la cedolare applicata dalle case a partire dal 2011. Nella “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale per il 2020”, presentata come allegato alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, si evince che la cedolare sugli immobili abitativi ha portato “un cambiamento nei comportamenti dei contribuenti, orientati verso una maggiore compliance fiscale». E la conseguenza è stata che «nonostante l’introduzione dell’aliquota ridotta, il gettito derivante da locazioni non ha presentato flessioni di rilievo nel corso del tempo“.
Ecco le formule
Nella situazione attuale, la cedolare secca per le case in affitto ha formule diverse: si paga il 21% sul normale canone di locazione e il 10% per i contratti a canone concordato nei grandi Comuni o in quelli ad alta tensione abitativa. È possibile anche fruire dell’opzione con alcune limitazioni (non più di quattro appartamenti) anche nel caso degli affitti brevi con aliquota del 21%. Per i contratti stipulati nel 2019, invece, la stessa aliquota è applicata sugli immobili commerciali (categoria C/1). Complessivamente, per il 2019 l’opzione per la cedolare è stata fatta da oltre due milioni e mezzo di contribuenti per un’imposta totale di tre miliardi di euro. Favorevole anche il parere di Confedilizia alla presentazione del progetto legge: il presidente Giorgio Spaziani Testa auspica “che il disegno di legge all’attenzione del Senato faccia il suo corso ma, soprattutto, che sia di stimolo ad un sollecito intervento di estensione generale al comparto non abitativo di questa forma di tassazione. È la strada giusta – ha commentato Spaziani Testa – ed è la prova di come sia stato unanimemente compreso che la cedolare secca è lo strumento per andare incontro alle esigenze di entrambe le parti del contratto, proprietario e inquilino“.
Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/economia/rivoluzione-negli-affitti-cedolare-secca-tutti-immobili-1963355.html
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